Greenreport - 21 maggio 2014 – Dal punto di vista energetico, quello che si è fatto in questo Paese è un errore dietro l’altro. Un vecchio adagio dice che una visione senza un piano è un sogno e un piano senza una visione è un incubo: in Italia noi siamo riusciti negli ultimi 20 anni a fare entrambe le cose. Per abolire il nucleare, all’indomani di Chernobyl, abbiamo lanciato il progetto di metanizzazione del Paese con enormi capitali pubblici concessi a mani basse e con una produzione da energia elettrica che è passata dal 2002 al 2012 da 53 Gw a 78 Gw, un caso unico nel mondo. Recentemente il gigantesco progetto da 15 mila megawatt del nucleare in Italia è stato abbandonato per Fukushima, ma altrimenti sarebbe stato realizzato anche in presenza di studi che avevano già analizzato il fenomeno della curva della produzione energetica e che avrebbero detto in anticipo che quei 15 mila Megawatt non sarebbero serviti. L’altro errore è la SEN: una strategia senza un piano.
Abbiamo disegnato uno scenario tendenziale ma non abbiamo detto come dobbiamo raggiungerlo, per cui ancora una volta l’Europa ci scavalca a destra e va a fare una modifica da 20- 20- 20 a 40 -30- 40, che dal punto di vista della produzione elettrica dalle rinnovabili significa 48% al 2030. In questo scenario il legislatore anticipa uno spalma-rinnovabili che ovviamente metterà le imprese tecnicamente in default e alla mercé delle banche, che potranno decidere se concedere o meno lo slittamento o se vessare ulteriormente le imprese strappando degli spread per ottenere quell’allungamento. Chi ha oggi gli impianti in carico sono gli operatori finanziari che hanno comprato sul secondario o sul primario quando ormai era già finito tutto il processo e che oggi vedono ritorni molto bassi e guardano ovviamente con preoccupazione a questa ulteriore ristrettezza...